ESSERE STRUMENTI PURI, un sentiero tra teatro e mistica


laboratorio teatrale intensivo a cura di Alessandro Berti

I Teatri del Sacro, Lucca, 10-16 giugno 2013

Il laboratorio propone una pratica teatrale che ha al centro l'attore e l'attrice, considerati non come esperti specializzati in uno stile ma come artisti motivati a diventare strumenti il più possibile puri, disponibili, efficaci.

Il laboratorio si rivolge a persone interessate a esordire o a proseguire in un lavoro teatrale, inteso non tanto, o non prima di tutto, come espressione di sé ma come ricerca, intuizione e ascolto di una forza di cui diventare strumenti, una forza da ospitare e far transitare in noi, lasciandola irradiare tutt'attorno.
Uno strumento non si esprime: suona. E' un'azione più semplice e più forte.

Il laboratorio si rivolge a chi ha desiderio di fare l'attore o l'attrice e cerca dei fondamenti credibili alla pratica, dal punto di vista concreto a partire dall'esperienza in sala prove, dal punto di vista interiore attraverso una riflessione articolata e aperta sul significato che ognuna e ognuno di noi dà a questa (non)-professione.
Questo desiderio di un'unità più coerente, anche se viva e imprendibile, tra quello in cui crediamo e le nostre pratiche può presentarsi in modo oscuro, confuso. Noi lo chiamiamo: desiderio di essere strumenti puri. Qui puro non allude a una coloritura morale ma a caratteristiche quasi fisiche, vicine al termine chiave di Meister Eckhart ledic: vuoto, pulito, cavo. Si tratterà allora di imparare, per quanto potremo, l'arte attinta da Michelangelo scultore: per via di tòrre, per mezzo del togliere.

Anche la mistica cristiana, maschile e femminile, parla di questa spoliazione, di questo denudamento, di questo deporre le armi necessario, propedeutico all'arrivo dello Spirito. Così i testi di riferimento del nostro lavoro teatrale saranno testi spirituali capaci di parlare con un linguaggio potente e preciso, anche esteticamente, di questo desiderio di purificazione (prima) e di relazione (poi). Queste fonti scritte saranno dunque, contemporaneamente, il testo di cui proveremo a farci strumenti scenici e una fonte di ispirazione interpretativa e spirituale, di cui ci nutriremo nel tempo reale del nostro dirli.
Come sono stati scritti, così anche vanno detti, ospitati, lasciati essere.

L'immagine iniziale del lavoro pratico è quella di un tronco cavo suonato dal vento.
Noi siamo quel tronco ed il respiro è il vento. Poi quel transito d'aria, ritrovato, si trasforma in qualcos'altro: un suono, una frase, un movimento. Una volta data coscienza a questo transito, a questo ascolto di quel che accade in noi, lo metteremo in relazione con gli altri, le altre, in esercizi di dialogo: vocale suonato, vocale parlato, fisico. Continuamente si farà esperienza del passaggio dal lavoro su di sé al lavoro in coppia, in gruppo, sperimentando le specificità di queste aree, in ogni caso non trasformando la ricerca in una frettolosa proposta di risultati: ci manterremo sempre all'inizio di un percorso, rimarremo deliberatamente esordienti.
Questa freschezza d'esordio sarà uno degli elementi chiave del lavoro. Chi lo propone cercherà di aiutare l'attore e l'attrice in questa disponibilità al cambiamento, in questa necessaria presenza sempre nuova, rinnovata.

Non si lavorerà sull'estenuazione delle forze. Al contrario si cercherà la precisione di un gesto attento, indirizzato, anche se proveniente da parti di noi poco ascoltate. Naturalmente questa ricerca stancherà, ma sarà una stanchezza complessiva, saporita, forse pacificante.

Oltre che dalle parole di maestri e maestre di mistica, ci faremo aiutare da quello che accadrà: dalla diversità dei corpi e delle voci. Questa vita, questo sapore specifico di ognuna e di ognuno, cercheremo di assumerlo, di approfondirlo, poi di renderlo più puro, più essenziale, più efficace.

Si lavorerà tutti i giorni dalle 10 alle 15.
Nel resto della giornata potrà venire proposta a qualche allievo o allieva una forma di partecipazione all'allestimento e alla messa in scena dello spettacolo IESUS IN TEMPLUM / un sermone di Meister Eckhart di Alessandro Berti.

Al termine del laboratorio, estratti del lavoro svolto, nella forma che sembrerà più coerente al processo, saranno mostrati all'interno dello spazio pubblico, in città. I luoghi di messa in scena di questi brevi studi teatrali saranno chiese, portici, negozi, strade e piazze. L'idea è quella di partire camminando da un punto e percorrere un tragitto a stazioni, in ognuna delle quali verrà mostrato un tassello del lavoro, in questo tragitto raccogliendo forse pubblico e pubblica curiosità. In ogni caso anche in questa giornata finale si continuerà a studiare, a osservare, né i luoghi né la successione di quanto verrà mostrato saranno decisi a priori: quando si troverà un luogo, con naturalezza verrà proposto a un allievo o a un'allieva di abitarlo e di inserire in quel luogo il suo lavoro. Se un luogo parrà particolarmente propizio, si potrà decidere di stazionarvi più a lungo. Tra un estratto e l'altro si percorrerà la città in una sorta di meditazione camminata, ognuno e ognuna insieme agli altri ma difendendo la propria concentrazione e attenzione come ognuno e ognuna riterrà più utile, nello spirito di rigore individuale e lavoro di gruppo che ha ispirato il processo.

Il laboratorio è a numero chiuso (max 10 partecipanti).

Alle persone interessate chiediamo di scrivere una lettera di presentazione, motivazione, riflessione, proposta, con anche accenni al percorso svolto finora, entro il 15 maggio 2013 all'indirizzo strumentipuri@gmail.com

A tutti e tutte sarà inviata una scelta di libri e estratti di libri su cui verterà il lavoro.

Per le informazioni pratiche (costi, ospitalità ecc.) andate qui: http://www.acec.it/pls/acec/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=4287

Per informazioni su Alessandro Berti: alessandroberti.blogspot.it