IL CANTO DEL MAESTRO ASTAVAKRA, un laboratorio




laboratorio verso un teatro essenziale
diretto da alessandro berti

Sto lavorando da qualche tempo sull'Astavakra Samhita, un testo indiano del V secolo a.c, un'opera di filosofia advaita (non-duale) che coniuga mirabilmente chiarezza speculativa e bellezza poetica. E' un dialogo tra un maestro (Astavakra) e un allievo (Janaka) attorno all'intuizione del Sé, la sostanza eterna e unica da cui emana (e di cui è fatto) l'universo.
Perché ho deciso di lavorare su questo testo? Io sono un regista occidentale, il cui canone teatrale è occidentale, cioè in sostanza shakespeariano e stanislavskjiano. Ma per motivi legati allo sviluppo della mia persona, negli ultimi anni a queste matrici culturali si sono affiancate altre fonti. Fonti sempre più spesso non teatrali.
E in questo viaggio, in cui sono passato da un lavoro su prodotti a un cammino lungo percorsi, ho incontrato parole che nascevano da luoghi anche molto lontani dalle mie origini culturali. Le parole della Samhita sono uno di questi incontri.
Lavorare sull'Astavakra Samhita significa porsi di fronte a un testo che ha un valore esistenziale prima che culturale. Una volta che si è accettato di stare all'altezza di queste parole, aprendosi all'intuizione del loro significato e lasciando che esse parlino alla nostra parte più intima, potrà accadere che anche il modo in cui il nostro corpo e la nostra voce reagiscono sia già qualcosa d'altro rispetto alle nostre abitudini teatrali. Non penso a qualcosa di straordinario, di spettacolare, ma di semplice e di vero, qualcosa di disarmato. Questo è il primo, essenziale passo.
Dopo il quale si sgranerà un lento lavoro progressivo, fisico, vocale e verbale, finalizzato a non perdere quella freschezza d'esordio del pensiero e dello sguardo, quella attitudine intuitiva e quella presenza che altro non sono se non la capacità di lasciar scorrere qualcosa attraverso di sé, svuotando il gesto e la parola di retorica e intenzionalità.
E se questo lavoro a togliere e a svuotare avrà funzionato e saremo stati fedeli allo spirito della Samhita, assieme a una diversa luce sotto cui guardare al lavoro del performer, potrà anche mostrarsi in tutta la sua scala la distanza tra la nostra piccola biografia e l'Infinito del Sé, una distanza talmente enorme da annullarsi proprio nell'attimo in cui la percepiamo, trasformandosi in quell'intuizione di Unità di tutte le cose di cui la Samhita continuamente parla.”


Alessandro Berti

Astavakra Samhita 


a cura di Nani Mai e Sergio Trippodo, Ubaldini, Roma, 2003

Ecco il testo dei primi due capitoli dell'Astavakra Samhita. Su questo materiale abbiamo lavorato tra Torino, Bologna, Trieste e Ivrea da gennaio a settembre 2007. Una presentazione pubblica del lavoro di questi mesi, seguita da un incontro con il prof. Alberto Pelissero, ordinario di letteratura sanscrita all'università di Torino, ha avuto luogo a Chiaverano, Ivrea, presso la chiesa di Santo Stefano, a metà settembre 2007, nell'ambito del prologo di Torino Spiritualità.

Capitolo IInsegnamenti per la realizzazione

Janaka disse:

1. Come si acquisisce la conoscenza?
Come si arriva alla liberazione?
Com'è possibile il distacco?

Astavakra rispose:

2. Se aspiri alla liberazione, figlio mio
Rifuggi dagli oggetti dei sensi come fossero veleno
Cerca il perdono, la sincerità, la compassione
L'appagamento e la verità come fossero nettare

3. Tu non sei né la terra né l'acqua
Né il fuoco né l'aria né l'etere
Per essere libero
Conosci il Sé come testimone di tutti questi elementi
E come Coscienza stessa

4. Se non credi di essere il corpo
E riposi nella Coscienza
Sei immediatamente felice
Pacifico e libero da ogni schiavitù

5. Tu non appartieni a nessuna casta
Tu non sei percepibile dai sensi
Sei il testimone di tutto
Senza forma e attaccamento, sii felice

6. Virtù e vizio, piacere e dolore
Appartengono alla mente e non a Te, oh Onnipresente!
Non sei tu ad agire e a fruire dell'azione
In verità sei sempre libero

7. Tu sei sempre l'unico osservatore di tutto
Saresti del tutto libero, non fosse per la tua sola schiavitù
Quella di non vederti come l'osservatore
Ma come qualcos'altro

8. Tu che sei stato morso
Dal grande serpente nero dell'egoismo
Che ti fa pensare Sono io ad agire
Bevi il nettare della fede nell'Io non sono quello che agisce
E sii felice

9. Incendia la foresta dell'ignoranza
Con il fuoco della convinzione
Io sono l'Uno, la Pura Coscienza
Liberati così dal dolore e sii felice

10. Tu sei quella Coscienza
Tu sei la Beatitudine, Suprema Beatitudine
Dentro e attorno alla quale appare l'universo
Che le si sovrappone come il serpente alla corda

11. Chi si considera libero è libero
Chi si considera schiavo è schiavo
'Come si pensa così si diventa'
E' un detto popolare che specchia la verità

12. Il Sé è la Coscienza
Priva di attaccamento, vuota di azioni e desideri
Pacifica
E' il testimone, onnipresente, completo
Unico, libero
Anche se a causa dell'illusione
Esso può sembrare prigioniero del mondo

13. Essendoti liberato dalle modificazioni
Interne e esterne, come pure dall'illusione
Che ti faceva dire Io sono il riflesso dell'io individuale
Ora rifletti sul Sé
E riconoscilo come immutabile, non duale, Coscienza

14. Figlio mio
Sei rimasto a lungo intrappolato nel cappio Io sono il corpo
Recidilo con la spada della conoscenza Io sono la Coscienza
E sii felice

15. Tu splendi della tua stessa luce
Non hai legami, sei senza macchia
Non sei condizionato dalle azioni
In realtà la tua unica schiavitù
E' che pratichi la meditazione

16. Tu permei l'universo
E l'universo è contenuto in te
In realtà tu sei la Pura Coscienza
Per tua stessa natura
Non sminuirti considerandoti da meno

17. Sei incondizionato, immutabile
Senza forma né sostanza
Tranquillo e di insondabile intelligenza
Imperturbabile
Desidera soltanto la Coscienza

18. Ciò che ha forma non è reale
Soltanto il senza forma è permanente
Grazie a questo insegnamento sulla verità
Non ci sarà possibilità di rinascita

19. Il Sé è presente fuori e dentro il corpo
Come lo specchio
Esiste fuori e dentro l'immagine riflessa

20. Come lo spazio che pervade tutto
E' fuori e dentro la giara
Così il Sé eterno e onnipresente
Esiste in ogni cosa


Capitolo IILa gioia della realizzazione

Janaka disse:

1. Oh
Sono immacolato, pacifico
Sono la Pura Intelligenza al di là della natura
Per tutto questo tempo sono stato ingannato dall'illusione

2. Siccome Io solo rivelo il corpo
Allo stesso modo rivelo il mondo.
Quindi il mondo intero è mio
Anche se in realtà niente è mio

3. Oh
Avendo abbandonato l'illusorietà
Del corpo e dell'universo
Soltanto adesso posso vedere il Sé

4. Come le onde, la schiuma e le bolle
Non sono diverse dall'acqua
Così l'universo che emana dal Sé
Non è diverso da Esso

5. Come dopo averlo analizzato
Si scopre che il tessuto non è altro
Che un insieme di fili
Così l'universo non è altro che il Sé

6. Come lo zucchero
Ottenuto dalla canna da zucchero è del tutto
Permeato dal succo di canna
Così l'universo prodotto in Me
E' totalmente permeato da Me

7. Il mondo appare quando si ignora il Sé
E scompare quando si conosce il Sé
Così come il serpente appare
Quando non si riconosce che è una corda
E scompare quando si vede la corda

8. La luce è la mia vera natura
Io non sono altro che luce
Quando l'universo si rivela
In realtà solo Io risplendo

9. Oh
L'universo appare in Me
Immaginato dall'ignoranza
Come l'argento appare nella madreperla
Il serpente nella corda
L'acqua nel miraggio

10. Come una brocca si dissolve nell'argilla
L'onda nell'acqua o un bracciale nell'oro
Così l'universo che emana da Me
In Me si dissolve

11. Meraviglioso sono Io!
Dal dio Brahman alla zolla d'erba
Adorate Me
Che esisto anche dopo la distruzione del mondo

12. Meraviglioso sono Io!
Adorate Me
Che sono l'Uno pur avendo un corpo
Io esisto e permeo l'universo
Anche se non vado in nessun luogo
E non provengo da nessun luogo

13. Meraviglioso sono Io!
Adorate Me!
Nessuno è più capace di Me
Che sostengo l'universo per l'eternità
Senza toccarlo col corpo

14. Meraviglioso sono Io!
Adorate Me che ho tutto e niente
Di ciò che può essere pensato o detto

15. La triade di conoscenza, conosciuto e conoscitore
In realtà non esiste
Io sono il Sé immacolato
Nel quale la triade appare a causa dell'ignoranza

16. Oh
La dualità è la radice della sofferenza
L'unico rimedio è realizzare
Che tutti gli oggetti percepibili non sono reali
E che Io sono la Purezza, l'Uno
L'Essenza e la Coscienza assoluta

17. Io sono la Pura Coscienza
A causa dell'ignoranza
Ho immaginato le sovrapposizioni su di Me
Riflettendo costantemente in questo modo
Dimoro nel mio stato indifferenziato

18. Non conosco schiavitù né liberazione
Avendo perso il suo sostegno l'illusione è cessata
L'universo, pur esistendo in Me
In realtà non esiste

19. Il corpo e l'universo non sono niente
Il Sé non è altro che Pura Coscienza
Sapendo questo per certo
Adesso su cosa può fondarsi l'immaginazione?

20. Il corpo, il mondo celeste e quello inferiore
La schiavitù e la libertà, come pure la paura
Non sono altro che immaginazioni
Cosa dovrei farci Io, che sono Pura Coscienza?

21. Non vedo più alcuna dualità
Persino la moltitudine degli esseri umani
E' diventata una landa desolata
Per cosa dovrei quindi provare attaccamento?

22. Io non sono il corpo e non lo posseggo
Non sono ciò che vive ma la Pura Coscienza
Questa in realtà era la mia schiavitù:
Ero assetato di vita

23. Su di Me
Che sono come un oceano infinito
Si alza il vento della mente
Che produce le varie onde dei molteplici mondi

24. Quando il vento della mente si placa
Nell'oceano infinito del Sé
Sfortunatamente
Per quel commerciante che è l'essere vivente
L'arca del mondo manifesto si distrugge

25. Che meraviglia!
Le onde degli esseri viventi
A seconda della loro natura
Si alzano, si scontrano, giocano
E infine rientrano
Nell'oceano infinito del Sé.